Che cos'è l'EMDR?

L’EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing – Desensibilizzazione e Rielaborazione tramite i Movimenti Oculari) è una metodica terapeutica per il trattamento del trauma psicologico e di disturbi ad esso correlati. I ricordi non elaborati, sono immagazzinati in memoria così come hanno caratterizzato quel momento, all’epoca dell’evento traumatico, incluse le immagini, i suoni, i sapori e gli odori, le emozioni, le percezioni, le cognizioni e le sensazioni fisiche. Il materiale conservato nella sua forma disturbante, è la causa di sofferenza e di disturbi psicologici attuali del paziente.

La persona rivive i ricordi, nel presente, attraverso emozioni, sensazioni fisiche e credenze ad essi associati: “sono terribile, sono sporca, non valgo nulla, non ho il controllo”, senza avere alcuna consapevolezza del perché continua a stare male. Il motivo è legato al fatto che il ricordo non elaborato e le emozioni corrispondenti, emergono automaticamente in tutte le esperienze successive. Si è in balia delle sensazioni, emozioni e credenze negative legate al passato. Tramite la terapia EMDR si identificano queste esperienze e si elaborano, riattivando un sistema di elaborazione delle informazioni che porterà a una riduzione o eliminazione della sintomatologia. Il cambiamento è dovuto all’elaborazione dei ricordi dell’esperienza traumatica: i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono e il paziente, per la prima volta, vede il ricordo lontano, modifica le valutazioni cognitive su di sé, e si riducono quelle sensazioni ed emozioni spiacevoli e disturbanti. Questo permette, in ultima istanza, di adottare comportamenti più adattivi, autovalorizzanti, non più improntati all’evitamento di situazioni percepite come pericolose. In tutte le persone, il processo di elaborazione dell’informazione è un sistema innato, orientato all’autoguarigione, programmato per integrare le diverse informazioni e progettato per risolvere i disturbi psicologici nello stesso modo in cui il resto del corpo è attrezzato per guarire una ferita fisica.
Da un punto di vista neurofisiologico l’EMDR agisce su determinate aree cerebrali inducendo un incremento dell’attivazione della corteccia prefrontale: mentre il soggetto è concentrato contemporaneamente su più aspetti: il “ricordo, i movimenti oculari, le sensazioni corporee e quelle emotive”, gli emisferi cerebrali si attivano in modo tale da sbloccare il suddetto ricordo e rimetterlo “in circolo”, stimolando la formazione di nuove connessioni neurali e quindi nuovi significati utili e più adattivi.

Il trauma

Il trauma è un evento vissuto come minaccioso, estremo, intollerabile e insopportabile, che lascia il segno, che crea una frattura e genera discontinuità. La persona si sente incapace di reagire e fronteggiare quello che accade, lasciando un’impronta nella mente e nel corpo. L’esperienza traumatica viene rivissuta anche a distanza di molto tempo dall’evento, il passato è ancora presente. Tanto più la persona rivive le emozioni, le sensazioni, e i pensieri negativi associati all’evento, tanto più il trauma è complesso. In tal caso si delinea un disturbo da stress post traumatico (PTSD). Il PTSD si può sviluppare dopo che una persona è stata esposta direttamente o indirettamente ad uno o più eventi traumatici come morte reale o minacce alla vita, grave lesione, violenza sessuale, terremoti, terrorismo. La terapia di elezione per il disturbo da stress post traumatico è l’EMDR.

Gli effetti del trauma

Dopo l’evento traumatico la persona può manifestare diverse alterazioni che irrompono nella sua vita.
Pensieri intrusivi: vengono rivissute scene, odori, suoni, voci come se l’evento si stesse ripresentando
Disturbi del sonno: incubi o sogni disturbanti, risvegli precoci, difficoltà a riprendere sonno
Reazione fisiologica: ansia, estrema vigilanza rispetto a un possibile pericolo, aumento della frequenza cardiaca ed incremento dei valori della pressione arteriosa
Evitamento: la persona tende ad evitare situazioni, persone, luoghi legati all’episodio traumatico
Rappresentazione negativa di se stessi, degli altri, del mondo: “io sono cattivo”, “non ci si può fidare di nessuno”, “il mondo è assolutamente pericoloso”
Comportamento irritabile spericolato ed autodistruttivo: la persona può manifestare esplosioni di rabbia, aggressione verbale o fisica verso oggetti o esseri viventi
Emozioni spiacevoli: si possono sperimentare sentimenti persistenti di paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna
Sensazioni di irrealtà e distacco: estraneità, tutto appare come se si fosse in un film, esterni alla realtà
Problemi di concentrazione ed incapacità a ricordare
Perdita di interesse o partecipazione ad attività significative
Incapacità di provare emozioni positive come felicità, soddisfazione o sentimenti d’amore.

Come si elabora l’informazione legata al trauma

L’EMDR considera tutti gli aspetti di un’esperienza stressante o traumatica, sia quelli cognitivi ed emotivi che quelli comportamentali e neurofisiologici. L’obiettivo è “aprire una finestra sul cervello”. Utilizzando un protocollo strutturato, il terapeuta guida il paziente nella descrizione dell’evento traumatico, aiutandolo a scegliere gli elementi disturbanti importanti. Lo scopo è di indurre la persona esclusivamente ad osservare l’esperienza, permettendo l’elaborazione dell’informazione a livello cosciente e lasciando fluire sensazioni ed emozioni cosi come si presentano, liberamente. Le prime fasi sono di raccolta di informazioni, poi si identificano i ricordi precoci che causano maggiore sofferenza e una volta che si accede al ricordo, viene chiesto al paziente di scegliere l’immagine peggiore. Si colgono i pensieri negativi, dove vengono avvertiti nel corpo, qual è l’emozione corrispondente, quali sensazioni fisiche sta provando. Una volta che si accede al ricordo, inizia la fase di rielaborazione che avviene attraverso set di movimenti oculari. Il paziente è invitato a seguire con gli occhi le dita del terapeuta mentre si muovono avanti e indietro, oppure attraverso tamburellamenti eseguiti sulle sue mani. Si stimola il sistema di elaborazione dell’informazione del cervello e il paziente riesce ad effettuare rapidamente diverse associazioni. Si possono generare nuovi pensieri rispetto al ricordo o possono emergere altri ricordi o insight. In questa fase chiamata di desensibilizzazione, il terapeuta valuta se il ricordo causa disturbo su una scala graduata da 0 a 10. Si prosegue solo se il disturbo è 0 o 1. Successivamente si procede verso la fase di Installazione, si rinforza la valutazione positiva desiderata dal paziente. Segue una fase di scansione corporea, in cui si chiede al paziente di pensare al ricordo, alla valutazione positiva e di esplorare mentalmente il corpo dall’alto in basso, per cogliere qualunque tensione che si manifesti sotto forma di sensazioni fisiche. Se il disagio viene localizzato, si elabora. La fase di chiusura, alla fine della seduta, deve riportare il paziente a uno stato di equilibro emotivo. Il terapeuta deve ricordare al paziente che tra una seduta e l’altra possono emergere dei contenuti, ed essi sono un segnale positivo, segno di ulteriori elaborazioni. In tal caso, il paziente viene istruito a tenere un diario e di annotare quello che emerge. I contenuti della settimana diventeranno i target della seduta successiva.
L’elaborazione è efficace quando si verifica un cambiamento nella forma dell’immagine, nei propri pensieri, nelle emozioni, nei suoni o nelle sensazioni fisiche. Il paziente dopo un trattamento EMDR, si percepirà come un essere umano sano e pieno di risorse, in grado di stabilire e mantenere relazioni positive nella sua vita.

A chi è rivolto?

L’EMDR si è dimostrato efficace in diverse condizioni di malessere, disagio e sofferenza correlate sia ad eventi traumatici, che ad esperienze emotivamente stressanti, dolorose, angoscianti che sovrastano la nostra capacità di fronteggiarle.
Queste esperienze possono essere riconducibili a:
Aver subito piccoli e/o grandi traumi durante la fase dello sviluppo (infanzia ed adolescenza): umiliazioni, derisioni, bullismo, abbandoni da figure significative, violenze fisiche e/o verbali, conflitti, abusi sessuali, molestie, aggressioni,…
Aver vissuto esperienze comuni stressanti: lutti, malattie croniche e/o invalidanti, aborti, problematiche finanziarie, conflitti, separazioni, cambiamenti destabilizzanti,….
Aver vissuto eventi traumatici estremi: terremoti, inondazioni, suicidi, omicidi, incidenti gravi, torture, violenze,….
Le esperienze traumatiche possono condurre a:

disturbi di ansia e attacchi di panico
disturbi dell’umore
disturbi di somatizzazione
disturbi alimentari
disturbi psicosomatici
disturbi di personalità
disturbi da dipendenza patologica

Quando un ricordo traumatico è risolto?

Quando l’evento passato è ricollocato nel passato e diventa un ricordo come gli altri (Shapiro 2013).

Raffaela Massa

“Il tempo non guarisce affatto tutte le ferite. Il passato è presente”. (Shapiro)

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